Uno dei motivi che, frequentemente, porta le persone nello studio dello psicoterapeuta è perché si sentono depressi, svuotati e sofferenti. E’ possibile che questa condizione segua un momento difficile della vita, come una separazione o un lutto o magari un evento traumatico. Desiderano risollevarsi.
Non sempre è così però. A volte la sensazione presente non è di dolore e di disperazione, non è la sofferenza per una situazione difficile di vita, ma un senso di vuoto e di incapacità ad affrontare le cose come si faceva prima. E’ la percezione di non essere più in grado di scegliere e di rispondere alle cose della vita; è quel senso di alienazione e di perdita di contatto con la realtà a preoccupare. Si può parlare di uno stato depressivo? In un certo senso si.
A. Lowen ha raccolto le sue riflessioni e le prospettive terapeutiche a questo disagio psichico in un libro intitolato: “La depressione e il corpo-la base biologica della fede e della realtà” .
Ciò che caratterizza ogni condizione depressiva è il crollo di un’illusione e la perdita della stima di sé. Questo può avere serie conseguenze sull’equilibrio psico fisico.
Reprimere un sentimento e reprimere un impulso sono due cose molto diverse. Tutti noi reprimiamo quotidianamente sentimenti nel corso della nostra giornata. Nessuno, infatti, si sognerebbe di tirare un pugno alla porta dell’ufficio in preda ad una arrabbiatura col capo! Reprimere un sentimento perché non opportuno o perché va contro a principi morali non rappresenta in nessun modo un elemento problematico per la persona.
La repressione degli impulsi è un’altra questione. Tutte le componenti di un impulso vengono bloccate quando si verifica la repressione, che significa che l’impulso viene respinto in giù, sotto la superficie del corpo, al di sotto del livello di percezione. Non si è più consapevoli del desiderio o in contatto con il sentimento. Cosa rimane allora? Un senso di vuoto, di mancanza, di alienazione. La repressione degli impulsi non è un processo cosciente come il trattenere l’espressione di un sentimento ma è il risultato di un trattenimento prolungato dell’espressione stessa, al punto di diventare un modo abituale di essere e un atteggiamento inconscio del corpo. In una diagnosi bioenergetica un’attenta analisi del corpo e della postura, dunque, mette in luce quelle parti del corpo che sono coinvolte nella rimozione dell’impulso e che sono state rese insensibili dalle tensioni muscolari croniche, che si sono formate in seguito alla tendenza abituale a trattenersi continuamente.
La cura alla depressione con un lavoro bioenergetico non può esimersi dunque dal lavoro fisico. La persona depressa non cede al proprio corpo perché ha imparato a controllarlo e a sottometterlo alla sua volontà; ma la desensibilizzazione di parte del corpo non può non avere effetti sul suo funzionamento generale. Gli strumenti terapeutici a disposizione sono molti e riguardano esercizi e tecniche sul respiro, il movimento e il suono.
Ogni persona depressa, dice Lowen, ha agito basandosi sulla negazione della propria negatività. Ha investito la propria energia nello sforzo di dimostrare di essere degna di amore. La comprensione della propria condizione, il suo significato e le cause, dunque, sono un passo fondamentale nel processo di cura della depressione, per aiutare la persona ad accettare tutti quei vissuti intrapsichici rimossi e negati che lo hanno condotto a dimenticare il piacere.
L’uomo non può esistere separato dal proprio corpo,
non può esistere anzi alcuna forma di esistenza mentale
indipendente dall’esistenza fisica.
A. Lowen
Articolo a cura della dott.ssa Elena Casoli
Psicologa psicoterapeuta a Reggio Emilia
Dott.ssa Elena Casoli
Psicologa e Psicoterapeuta
Reggio Emilia
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione n. 5270
Laurea magistrale in psicologia nel 2004 presso l’Università degli Studi di Padova
P.I. 02432700355
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